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19-02-2020 di redazione
Uno degli effetti tangibili dei cambiamenti climatici che hanno riguardato anche il Kenya in questa stagione, con l’eccessiva piovosità dalle grandi precipitazioni di giugno 2019 fino ai temporali sparsi registrati anche in questi primi mesi dell’anno nuovo è l’aumento del prezzo di alcuni prodotti della terra che costituiscono il nutrimento fondamentale della gente comune del Kenya, quindi in gran parte delle persone povere che gravitano al limite della soglia di sopravvivenza quotidiana.
Uno di questi effetti è l’aumento esponenziale del prezzo dei pomodori, che ha raggiunto un livello record in gran parte del paese a causa della bassa produzione a fronte di una domanda elevata.
Da alimento di sussistenza, ideale per creare la base dei sughi di verdura, carne o pesce per il piatto nazionale keniano, l’ugali (polenta di farina di mais con appunto intingoli vari, VEDI LA RICETTA SUL NOSTRO PORTALE) sta diventando anche in Kenya un prodotto pregiato, dopo che la FAO lo ha classificato come la decima risorsa più pregiata e importante al mondo.
Attualmente il suo prezzo ha raggiunto quello delle mele, frutto da sempre ritenuto un lusso all’equatore e spesso d’importazione.
Se fino al 2018 il prezzo medio di un pomodoro era di 5 scellini kenioti, oggi arriva anche a Kes. 25.
L'aumento dei prezzi è stato attribuito alla scarsa produzione dovuta alle forti piogge che hanno colpito le zone di coltivazione.
Si stima che oltre l'80% dei pomodori prodotti in Kenya provenga da campi aperti che risentono di condizioni climatiche irregolari.
In realtà quando le condizioni meterologiche sono ideali, i coltivatori keniani tendono a produrre in sovrabbondanza, ma non utilizzando tecnologie moderne di raccolta e di conservazione, la sovrapproduzione può portare a sprechi incredibili, perché quando sopraggiungono le piogge, le coltivazioni sono attaccate da malattie batteriche e fungine che possono far marcire i frutti.
Tutto questo aumenta i costi di produzione perché gli agricoltori devono investire di più in prodotti chimici per controllare malattie come la peronospora precoce e la peronospora tardiva.
L’investimento che una parte dei coltivatori sta attuando per far fronte al problema è la coltivazione in serra, come avviene quasi dappertutto ormai nel mondo Occidentale. In questo caso, al coperto, si può coltivare quando e come si vuole. Che piova o meno, che faccia troppo freddo o troppo caldo, non ci saranno cali di produzione né rischi di rimanenze eccessive: gli agricoltori possono approfittare delle condizioni meteorologiche prevalenti e adeguare i prezzi in base alla situazione, rimanendo competitivi sul mercato e in linea con le richieste. In caso di pioggia, i pomodori in campo aperto sono soggetti a parassiti e malattie. In alcuni casi, gli agricoltori possono perdere fino al 100% della produzione. In serra, queste perdite sono ridotte al minimo grazie alle favorevoli condizioni di coltivazione che offre. Chiaramente non tutti i coltivatori keniani si possono permettere di costruire e gestire serre moderne, con adeguata ventilazione ed irrigazione.
Il Ministero dell’Agricoltura keniana sta offrendo opportunità alle piccole e medie imprese, come quelle di finanziamenti per investire in tecnologie minimali ed economiche per trasformare i pomodori in concentrato, ad esempio, o produrre le conserve.
In questo modo, però, si possono riabbassare i prezzi di vendita ma allo stesso tempo aumentano i costi di produzione, senza contare quelli del trasporto, a causa dei continui rincari del carburante. Quindi fatalmente il pomodoro non sarà mai più un alimento “povero “ per i keniani e anche nel piatto di ugali delle famiglie bisognose il verde prevale nei condimenti al rosso.
Nel frattempo, il Dipartimento Meteorologico del Kenya ha detto che le piogge continueranno in alcune parti del paese fino a fine febbraio, colpendo così le colture a bassa piovosità come i pomodori. Oltre ai pomodori, le piogge irregolari hanno colpito anche prodotti deperibili come le patate, che hanno iniziato a marcire nelle fattorie a causa della troppa acqua. Questo a sua volta ha influenzato l'offerta e ha spinto i prezzi al rialzo. Ma c'è la speranza che i prezzi si stabilizzino nelle prossime settimane con la diminuzione delle piogge.
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