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11-07-2019 di redazione
Più che l’economia del Paese fecero la siccità e i tempi lunghi per il raccolto del mais.
Fatto sta che secondo il recente rapporto dell’Autorità Nazionale per la Gestione della Siccità (NDMA) il numero dei cittadini keniani a rischio malnutrizione quest’anno salirà da 1.6 milioni a 2 milioni. Si tratta soprattutto di abitanti delle zone aride e semiaride del Kenya, le aree più colpite sono Turkana, Marsabit, Isiolo, Samburu, Wajir, Garissa, Tana River e Tigania West.
Il quadro inizia ad essere davvero tragico. Se la gente di queste terre non muore direttamente di fame e di sete, le conseguenze dello scarso approvvigionamento si possono sentire nei periodi prolungati, causando malattie e patologie importanti, specialmente in anziani e bambini e donne in gravidanza. Senza contare che la siccità ha creato carestie di bovini e faide tra tribù per il controllo di zone vicine a corsi d'acqua e fonti.
NDMA ha reso noto ai media che dall’inizio dell’anno molte più famiglie devono affrontare livelli acuti di insicurezza alimentare. Nel nord-ovest, dove vivono nuclei familiari dediti alla pastorizia e all’agricoltura e che non vivono d’altro, più che di crisi si parla di vera e propria di emergenza alimentare.
La carenza di cibo è stata attribuita alla siccità che ha colpito la produzione alimentare in diverse parti del paese. I riflessi si sono visti non solo nella produzione di cibo di sostentamento, in particolare la farina di mais, ma anche nei suoi prezzi di vendita. Il Governo è stato esortato ad aumentare l’importazione di mais da altri Paesi, ma difatto la farina è aumentata del 25%. Un pacchetto da 2kg ora costa Kshs. 120 dai precedenti Kshs. 90.
L'ultimo bollettino del Ministero dell'Agricoltura indica che le piogge tardive, la scarsa distribuzione e le piogge irregolari hanno condizionato negativamente il raccolto piantato precocemente nella maggior parte del paese.
La semina è stata ritardata in alcune parti del Paese, il che dovrebbe causare una riduzione della produzione totale.
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