AMBIENTE
29-10-2019 di redazione
Una speciale carta d’identità per distinguere i pescatori kenioti autentici e in possesso di regolari permessi dai bracconieri del mare.
E’ una delle prime serie iniziative del Governo per contrastare il fenomeno delle razzie di ogni tipo di specie marina dell’Oceano Indiano e specialmente le mangrovie.
Si chiama “Mvuvi” card, laddove “mvuvi” in kiswahili significa pescatore: la speciale ID card contiene l’immagine e le impronte digitali e permetterà la lettura delle sue informazioni tramite smartphone dotati di un’applicazione creata ad hoc per il riconoscimento e il trasferimento dei dati a corto raggio da parte delle autorità di guardia costiera anche in condizioni di mancanza di connessione di rete, come spesso avviene in alto mare. Saranno un migliaio i primi pescatori professionisti a beneficiare di questo documento, di cui gran parte nell’arcipelago di Lamu.
Uno dei motivi che hanno spinto per prima la Contea di Lamu ad utilizzare questo sistema di riconoscimento sono i bracconieri che con le imbarcazioni si addentrano nelle insenature per tagliare le mangrovie ed utilizzarle come legna. Le mangrovie sono fondamentali per l’ecosistema e alla loro sopravvivenza è legata quella dell’intera costa dell’Oceano Indiano.
sicurezza e frenino la pesca e il taglio illegale.
“Ci sono persone che fingono di essere pescatori - ha dichiarato Samson Macharia, commissario della Contea di Lamu, all’agenzia Reuters - ma in realtà si dedicano al disboscamento illegale delle mangrovie. Se si andrà avanti di questo passo, l'eccessivo sfruttamento delle mangrovie influirà sui cambiamenti climatici e sugli ecosistemi lungo le coste della costa e delle isole”.
Le comunità costiere del Kenya stanno già lottando con gli effetti del cambiamento climatico.
A livello globale, gli scienziati hanno avvertito che le temperature dell'acqua stanno aumentando molto più velocemente del previsto a causa delle emissioni di carbonio.
Quando gli oceani si riscaldano, si espandono, spingendo l'innalzamento del livello del mare che, insieme ad un clima più irregolare, rende i terreni agricoli sempre più vulnerabili alle inondazioni e ai raccolti falliti. I mari più caldi alimentano anche cicloni più potenti e altre tempeste, che possono portare l'acqua salata sulla terraferma.
Le mangrovie sono molto più efficaci di ogni altra pianta nell'assorbire e immagazzinare l'anidride carbonica.
Le radici degli alberi intrappolano e trattengono i sedimenti, fornendo un cuscinetto costiero contro le tempeste e protezione dalle inondazioni, oltre a creare un importante vivaio di pesci.
Più del 35 per cento delle mangrovie del mondo sono già scomparse e stanno scomparendo da tre a cinque volte più velocemente di altre foreste, secondo il WWF.
Le cifre pubblicate dal Ministero dell'Ambiente e delle Foreste del Kenya non sono più lusinghiere e mostrano che tra il 1985 e il 2009 il Paese ha perso circa un quinto delle sue mangrovie.
Oltretutto si stima che il 40% delle mangrovie rimaste sia degradato.
Con meno foreste di mangrovie per tamponare la terra costiera, il suolo sta diventando salato, questo uccide le colture, già minacciate dalle piogge più abbondanti del solito nelle regioni costiere.
Il riscaldamento degli oceani minaccia anche i pesci, specialmente in zone come il Kenya che sono a rischio impoverimento dei coralli.
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