INTERVISTA
22-05-2020 di Freddie del Curatolo
Il mondo della solidarietà e della cooperazione italiana in Kenya riparte da coordinamento e sicurezza.
Il dopo-Silvia Romano di Onlus e ONG radicate in ogni angolo del Paese, dagli slum di Nairobi alle zone semiaride del Samburu, dalle foreste di palme della costa ai laghi vulcanici della Rift Valley, viene vissuto da chi è qui impegnato nel sociale come un’opportunità per fare quadrato ed agire ancora meglio e allo stesso tempo per trasmettere un’immagine positiva dei tantissimi progetti che grazie ai nostri connazionali aiutano e fanno crescere le comunità keniane e la loro consapevolezza.
Da due anni esiste anche un ombrello di associazioni, creato da volontari con l’obbiettivo di riunire ONG e Onlus registrate in Italia o che agiscono sul territorio keniano.
Il COIKE (Coordinamento ONG e Onlus in Kenya) ha riunito di concerto con la Cooperazione Italiana e l’Ambasciata d’Italia in Kenya già una quarantina di organizzazioni.
Tra le iniziative che dopo la drammatica vicenda del sequestro della ragazza italiana assumono ancora più valore, c’è un protocollo di sicurezza che il COIKE ha redatto e che è stato approvato dalla nostra Ambasciata.
Malindikenya.net ha intervistato il responsabile del COIKE Samuele Tini.
40 anni, piemontese, ha già alle spalle un’esperienza di 15 anni come cooperante, in varie realtà africane e attualmente dirige la piccola Onlus “Mani Tese” che sviluppa insieme alle comunità locali progetti legati all’agricoltura e alla biodiversità.
“Un episodio isolato, un “unicum” in Kenya come il rapimento di una connazionale che si occupava della povera gente in un villaggio remoto, lontano dalle cosiddette zone a rischio – spiega Tini – può preoccupare ma non deve assolutamente scalfire l’immagine delle organizzazioni italiane che si occupano in maniera seria e continuativa di solidarietà in questo Paese. Quello che è capitato a Silvia avrebbe potuto accadere a tanti altri volontari in altre zone e situazioni, ma se la Onlus avesse seguito i consigli del nostro Protocollo, chi ha approfittato della sua vulnerabilità avrebbe avuto vita più difficile”.
In questo documento che alleghiamo sul portale, ad esempio, si consiglia di registrare la presenza di chi partecipa ad operazioni di solidarietà alle nostre autorità, di designare un responsabile in loco al quale siano impartite le linee guida principali, di accogliere una serie di buone pratiche per minimizzare qualsiasi rischio.
“La storia della solidarietà in Kenya ha 120 anni – precisa Tini – e i nostri missionari religiosi e laici hanno attraversato anche periodi storici difficili, guerre civili e banditismi anche più pericolosi ed efferati del terrorismo. Un rapimento, per quanto sia un episodio allarmante, non può cambiare la storia della nostra presenza solidale nel Paese, ma deve far riflettere chi ha sempre agito con un po’ di superficialità, pensando che l’importante sia aiutare, senza troppe regole. Nel fare del bene non si ci sono solo diritti, ma anche doveri”
Due le attività del COIKE che dovrebbero essere considerate essenziali per qualsiasi organizzazione che svolge attività di volontariato e cooperazione in loco: comunicazione e consulenza.
“Attraverso la nostra mailing list e i canali social – spiega il responsabile – aggiorniamo tutte le entità su nuove regole e decreti e diamo notizie attinenti alla solidarietà, in più informiamo gli iscritti riguardo a strumenti da adottare e degli esiti di meeting e riunioni, in questo periodo virtuali. Anche nel caso dell’emergenza pandemia, condividiamo notizie relative ai nostri incontri con medici sul campo ed altre informazioni. L’altro aspetto è legato al mettere la nostra esperienza e quella delle grandi realtà che da anni sono impegnate sul territorio, come Amref, AVSI e Caritas, a disposizione anche delle Onlus minori o dei gruppi di persone che vengono saltuariamente in Kenya per aiutare questa gente. Siamo sempre disponibili per dare consigli ed offrire, ad esempio, anche contatti di avvocati di fiducia e altro”.
Oggi più che mai la serietà di chi ha sempre agito con coscienza e know-how sul territorio keniano deve essere il volano per non interrompere il generoso cammino della solidarietà italiana e allo stesso tempo adeguarsi ai tempi, per aggiungere al cuore, all’umanità e all’entusiasmo anche un’indispensabile professionalità e un’attenzione supplementare.
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