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REPORT

2019: in Kenya 10.000 italiani in meno

I motivi del calo di presenze rispetto al 2018

11-01-2020 di Freddie del Curatolo

E’ stato reso pubblico ieri il “Kenya Tourism Sector Performance Report”, documento annuale sull’andamento del turismo nel Paese africano redatto dal Ministero del Turismo.
Diciamolo subito, sono dati positivi che parlano di un leggerissimo aumento (1.16%) rispetto all’anno precedente e soprattutto annunciano che è stata consolidata la quota oltre il tetto dei 2 milioni di presenze annuali (2.049), che l’anno scorso era stata sfondata per la prima volta (2.025).
I dati che più riguardano noi italiani sono quelli relativi ai visti turistici, ovvero agli ingressi in Kenya nell’anno appena terminato, rispetto al 2018.
Dati non positivi, ancorché significativi che parlano di diecimila presenze in meno, ovvero un calo del 16 per cento in un anno, cosa che non ha eguali in negativo per nessun altro popolo.
Da 65.134 ingressi nel Paese che, nel 2018, costituivano un aumento rispetto all’anno precedente e facevano presagire un trend in aumento che ci potesse riportare al 2006-2007 quando sfiorammo le 100 mila presenze diventando la quarta Nazione per presenze annuali in Kenya, siamo scesi in maniera preoccupante a 54.607.
Nella classifica delle presenze totali, in cui anche quest’anno primeggiano gli Stati Uniti con 245.437 ingressi in Kenya e praticamente tutti all’aeroporto di Nairobi, scivoliamo dal sesto al settimo posto, superati per la prima volta anche dai francesi, dopo che due anni fa anche i tedeschi si erano ripresi una posizione migliore. I “cugini” transalpini hanno riscoperto il Kenya e i voli diretti Air France in collaborazione con Kenya Airways di certo aiutano, tant’è che con un aumento del 9 per cento ora per poche centinaia di turisti ci sono davanti. Staccati anche i britannici, secondi nella classifica che esclude i Paesi confinanti (più ugandesi che tanzaniani) ma include l’India (terza) e la Cina (quarta).
Chiude la top ten il Sudafrica, mentre il quinto Paese europeo per presenze in Kenya risulta l’Olanda.
A cosa si deve un calo così evidente dei nostri connazionali in Kenya?
Sicuramente, oltre alla crisi economica che è ormai un dato di fatto da anni, un ruolo importante ha giocato il rapimento della volontaria milanese Silvia Romano, nel novembre 2018 a Chakama, nell’entroterra di Malindi. Così come anche un crescente malumore di molti italiani nei confronti dei Paesi africani, “rei” di portarci immigrati. Il Kenya non è tra questi, o lo è in minimissima parte, ma nell’immaginario collettivo sempre più superficiale dell’ex Belpaese l’Africa è tutta uguale.
Cambia anche la percezione del turismo, specialmente nei giovani e di questo soffrono molte strutture alberghiere della costa, non ancora al passo con i tempi: si privilegiano destinazioni dove abbondano offerte sui canali online come booking.com e airbnb, e dove servizi e svaghi sono maggiori. Se Malindi ad esempio è diventata una meta per “repeaters” anziani o comunque attempati, c’è da contare che annualmente tra perdite e acciacchi, le persone di una certa età che possono tornare sono sempre meno. E il ricambio è comunque minore.
Nonostante l’alta stagione sia andata bene, i numeri del 2019 e le comparazioni con l’anno precedente, devono sicuramente far riflettere sia le istituzioni locali che quelle statali del turismo, ma anche gli stessi imprenditori. Sempre che si voglia ancora puntare sul turismo di casa nostra.

TAGS: turismo kenyaitaliani kenyapresenze kenyadati kenya

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