SOCIALE
10-09-2019 di Freddie del Curatolo
In Kenya le due ruote stanno diventando simbolo di solidarietà e tutela dell’ambiente.
Il boom del ciclismo in Kenya si accompagna felicemente con iniziative benefiche che ultimamente si stanno moltiplicando nel Paese e che raccolgono consensi non solo sui social.
Una delle “imprese” eclatanti arriva da una fondazione keniana, Seas 4 Life, sostenuta tra gli altri dal compianto CEO del gruppo di ristoranti Tamarind, perito tragicamente sul tristemente noto volo Ethiopian Addis Ababa-Nairobi. Quindici ciclisti dilettanti (ma non troppo, uno di loro John Kariuki, ha già vinto una competizione Under 23 in Francia e sogna di partecipare al Giro d’Italia) keniani e occidentali, ha deciso di pedalare dalla Rift Valley a Watamu per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inquinamento da rifiuti che, dalla terra, si riversa in mare distruggendo la vita negli oceani. Sono partiti dal Kajiado, alle porte del Maasai Mara per intenderci, ed hanno attraversato Tsavo Ovest ed Est, battendo le piste che solitamente sono i fuoristrada a percorrere e fermandosi in lodge e campi tendati, per un totale di oltre seicento chilometri coperti in una settimana, in mezzo alla natura e agli animali (piuttosto attoniti, perlopiù). Iniziativa che ha attirato sponsor e donazioni e che si è positivamente conclusa nei giorni scorsi nella cittadina turistica costiera.
Sabato scorso, dopo ben 1103 chilometri percorsi in dieci giorni, sono invece arrivati a Mombasa sei appassionati ragazzi keniani che hanno deciso di inforcare le loro biciclette per raccogliere fondi in favore degli studenti disagiati dello Starehe College. Samuel Kibiko, Fredrick Njoroge, Ian Gichohi, John Odor, Peter Gitu and Samwel Kagiri sono partiti da Busia, ultimo Paese del Kenya al confine con l’Uganda ed hanno attraversato a loro rischio e pericolo strade trafficate e battute da camion e matatu, compresa la cosiddetta autostrada Nairobi-Mombasa. Sono arrivati sani e salvi, accolti dal Vice Governatore di Mombasa William Kingi con un “borsino” di 2 milioni di scellini per l’educazione di tanti giovani concittadini.
Qualche mese fa anche un gruppo di ciclisti amatoriali indiani mussulmani aveva percorso la Nairobi-Mombasa per beneficenza, raccogliendo fondi per una struttura medica della capitale.
Abbinare lo sport alla solidarietà e a settori problematici in Kenya come educazione e sanità (come facciamo noi di malindikenya.net) è una delle migliori “mode” che ci possiamo aspettare.
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