STORIE
09-09-2020 di Freddie del Curatolo
Sembrava una delle tante leggende che non entreranno mai nel Guinness dei Primati e conferiscono solo effimera notorietà a chi ha vissuto un’esistenza centenaria lontano dai riflettori e tantomeno dall’abbagliante confusione mediatica della società moderna.
Julius Wanyondu Gatonga, keniano della regione di Nyeri, potrebbe davvero essere l’uomo più anziano del mondo, se il test del DNA confermasse quello che è scritto sulla sua carta d’identità nazionale: nato nel 1884. Supererebbe di ben 19 anni l’attuale recordmen di longevità, il giapponese Tanaka, nato nel 1903 e riconosciuto ufficialmente per i suoi 117 anni.
In realtà l’ex operaio delle ferrovie (o meglio, i suoi nipoti che stanno cercando di dare ufficialità al suo record) non può appellarsi al documento, perché gli esperti del Guiness sanno bene quanto l’anagrafe africana sia poco attendibile. Oltretutto in tempi coloniali nelle aree rurali si veniva registrati solo nel caso si accedesse ad un istituto scolastico o religioso.
Per le istituzioni keniote quella data risulta fin dai tempi dell’Indipendenza quando Gatonga chiese di iscriversi al registro sanitario. L’archivio degli uffici preposti non arrivava così indietro, e il discorso si era riproposto anni dopo. Nessuna pensione o mutua per i nati prima del 1900.
Ma sono tante le coincidenze temporali che potrebbero far pensare all’autenticità della data di nascita dell’ultracentenario keniano. Julius racconta all’agenzia di stampa keniana KNA che, come tutti i kikuyu all’epoca, è stato circonciso e che faceva parte della cosiddetta “società del telefono”, perché ai tempi era appena arrivato il telefono a Nairobi e Mombasa e il gruppo di giovani che entravano nell’età adulta si facevano chiamare così: "Rika ria thimu".
La società del telefono è propria dei primi del Novecento. Secondo i suoi ricordi il Matusalemme di Nyeri sarebbe stato circonciso a 24 anni nel 1908.
Ci sono molte altre circostanze che farebbero pensare almeno ad un uomo di 115 anni. Il quinto figlio, l’unico in vita, ne ha 76 e ricorda un padre già vecchio quando era bambino, e un fratello maggiore morto che sembrava coetaneo del padre.
“Per quanto ne so – dice il figlio Jackson – potrebbe essere anche più vecchio della data del documento d’identità”.
Durante l’intervista rilasciata al quotidiano People Daily, Gatonda, un ometto gioviale e lucido di un metro e mezzo di altezza, ha raccontato della sua prima moglie da cui ebbe due figli. Altri otto li ha fatti con la seconda moglie. Tutti passati a miglior vita prima di lui, tranne Jackson e una sorella ottuagenaria. La sua discendenza, a quanto si dice in giro, arriverebbe a 150 persone tra nipoti bis, tris e quater.
Gatonda ha raccontato di aver iniziato a lavorare come cameriere per un indiano di Nairobi all’inizio del Novecento, guadagnando 3 scellini al mese. Poi con l’apertura delle ferrovie dell’Africa Orientale (1901) iniziò a lavorare nell’azienda, prima di lasciare il lavoro e permettersi di vivere con i prodotti della sua farm nel villaggio natale di Weru.
Al villaggio rurale, il supercentenario dice di essere stato un grande ballerino e di aver intrattenuto gli abitanti del villaggio con le danze tradizionali Kikuyu che attiravano enormi folle.
Nell’avventurosa esistenza di James Wanyondu Gatonga c’è anche l’arresto e la detenzione nel famigerato campo di detenzione di Manyani durante la guerra dei Mau Mau per l’indipendenza. La sua colpa era stata aver fornito cibo ai combattenti nella foresta. Anni prima, nel 1922, era in piazza da adulto quando arrestarono il sindacalista Harry Thuku. Fu uno dei primi momenti “caldi” in cui il Kenya prese consapevolezza della sua identità di nazione libera.
Ma i suoi ricordi di guerra vanno ancora più indietro, ha anche ricordi degli echi della Prima Guerra Mondiale, oltre che della seconda con i numerosi campi prigionieri a Nyeri e dintorni, in cui tra l’altro erano detenuti centinaia di italiani.
Oggi Gatonda vede poco e sente ancora meno, il suo stomaco accetta quasi solo passati di verdura ma è in buona salute. Avverte i giovani di evitare alcool e fumo e di mangiare quanto più possibile prodotti del proprio villaggio, soprattutto verdura.
Ma il vero segreto della longevità, secondo Gatonda, è non litigare mai con nessuno e vivere con la coscienza di essere onesti. Fa bene al cuore. E il figlio conferma che suo padre è sempre stato così.
Nell’epoca attuale, è un fenomeno quasi più raro che vedere un ultracentenario.
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