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Kenya spera nell'immunità di gregge, l'esempio del Senegal

Poco rispetto delle regole, dovrebbero esserci molti più casi e morti

28-11-2020 di redazione

Il Kenya confida nell’immunità di gregge e dal Senegal arrivano segnali confortanti.
Mentre il Paese fino a ieri viaggiava su percentuali inferiori a quelle di due o tre settimane fa, e nelle ultime 24 ore è tornato sopra il 15% e le terapie intensive tornano a riempirsi, i cittadini proseguono nella loro condotta quasi totalmente incurante della presenza del virus.
Tranne alcune zone commerciali e ricche della Capitale Nairobi, basta recarsi nelle aree rurali, nelle piccole cittadine o sulla costa per rendersi conto di come le distanze sociali e le regole igieniche siano poco rispettate e le mascherine al massimo vengano indossate sotto il mento, giusto per l’evenienza di trovarsi in prossimità di agenti di polizia o di sorveglianza ed avere il tempo di aggiustarle correttamente.
D'altronde vedendo il bicchiere mezzo pieno, 9 keniani su 10 sono o sono stati asintomatici.
Questo sicuramente ha contribuito alla propagazione del Covid-19 in Kenya ma come spiegano gli esperti senegalesi, potrebbe essere anche la spiegazione plausibile che la pandemia in Africa non è arrivata con quella potenza pericolosa che ha investito ad esempio Europa e Stati Uniti.
Le similitudini tra i due Paesi, ed anche altri dell’area Subsahariana, suggerisce di trovare nell’età media più bassa della popolazione un altro importante motivo e nelle tempestive misure di contenimento adottate (grazie al fatto che in Africa il virus è giunto con due mesi di ritardo) il motivo di una catastrofe (per usare le parole dell’OMS) per ora scongiurata.
Abdoulaye Bousso, uno dei responsabili della Task Force del Governo per l’emergenza Covid-19 ha chiamato in causa l’immunità di gregge, anche se non studiata a tavolino, come possibile spiegazione dello stop agli alti numeri dello scorso agosto.
“A questo punto, forse, la questione dell'immunità deve essere portata alla ribalta" ha detto Bousso.
 Il mese scorso a Touba, seconda città del Paese, si è tenuto come ogni anno il “Gran Magal”, una delle feste tradizionali e religiose più importanti non solo del Senegal, con un pellegrinaggio che in passato ha raggiunto anche 3 milioni tra turisti e fedeli. Quest’anno erano comunque qualche centinaio di migliaia per le strade di Touba e tutti senza né mascherine né tantomeno rispettando le distanze sociali. Eppure, spiegano i responsabili della Sanità nazionale, i casi di positività e i sintomatici non sono aumentati. Il Senegal procede con pochissimi contagi (fino a ieri i casi sfioravano quota 16 mila contro gli 80 mila del Kenya e i morti erano 332).
C’è da dire, come ha ricordato il rappresentante senegalese per l’OMS Nsenga Ngoy, che il Senegal è “uno dei paesi modello in termini di attuazione delle misure di prevenzione di Covid-19 e ne ha raccolto i benefici”.
Il Governo ha chiuso immediatamente le frontiere, le scuole e le moschee quando il virus ha colpito per la prima volta a marzo, oltre a proibire i grandi raduni e i viaggi tra le città e a imporre un coprifuoco notturno.
Si è anche occupato dell'assistenza medica per i pazienti malati di Covid-19, e ha isolato in modo aggressivo le persone che erano venute a contatto con casi positivi.
Ma come in Kenya, poco ha potuto fare per i cittadini che, sparsi in tutto il territorio e con i loro problemi di precarietà, non hanno seguito quasi per niente le misure anti-virus disposte dal Ministero della Sanità, se non nei primissimi mesi dal lockdown.
Gli esperti sono convinti che il 60% dei senegalesi abbiano già acquisito l’immunità.
Massamba Diop, a capo dell’organizzazione sanitaria “SOS Medicine Senegal”  ha sottolineato che la maggior parte delle infezioni registrate riguardano persone di età compresa tra i 20 e i 60 anni, e che sono i pazienti di età superiore ai 65 anni che hanno più probabilità di morire di Covid-19.
"Si è diffuso in tutto il Paese, ne siamo certi -  ha detto Diop – non è un caso che qualche mese fa la percentuale dei positivi era circa il 30 per cento rispetto ai tamponi effettuati, mentre oggi siamo intorno all’uno per cento! Non possiamo provare che l’immunità di gregge abbia funzionato ma abbiamo avviato uno studio sierologico che tra alcune settimane potrà dare risultati sorprendenti”.
E’ senza dubbio quello che si augura anche il Kenya, che guarda a Dakar con ottimismo e speranze.

TAGS: gregge kenyaimmunità kenyapandemia kenya

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