IL KENYA A TAVOLA
05-01-2014 di redazione
Il Kenya, che spesso impropriamente è stato definito “la Svizzera dell’Africa”, trae grandi benefici dalla fertilità della sua terra, laddove finisce di patire le asperità desertiche del nord, ai confini con l’Etiopia e ad est, verso la Somalia.
Potremmo quindi definirlo "l'Italia d'Africa" se non fosse per la mancanza dell'ulivo e le difficoltà a coltivare la vite.
In questo Paese che ha un’estensione tre volte maggiore dell’Italia, non è soltanto la savana dei parchi nazionali a farla da padrone, ma anche vaste pianure e ridenti colline, ampi laghi e imponenti rilievi montani.
La natura celebra molti dei suoi infiniti aspetti, regalando paesaggi incantevoli e, immancabilmente, fauna e flora diversa a seconda della zona. Così anche i frutti della terra, le coltivazioni, gli allevamenti e la produzione alimentare in generale, cambia connotati e risultati chilometro dopo chilometro.
Tè e caffè hanno la meglio nei pressi del lago Vittoria, gli ananas a sud di Nairobi e dalle parti dei laghi Naivasha e Nakuru cresce ogni genere di frutto o di verdura tipicamente mediterranei e che non ci si aspetterebbe di vedere in Africa: dalle fragole agli asparagi, dall’uva al melone.
Come se non bastasse, nel profondo sud, il Kenya viene lambito dall’Oceano Indiano.
Ed ecco che ai frutti della terra si uniscono quelli del mare. A Malindi, poche decine di metri separano maestosi alberi di mango dalle nuotate di gamberi e aragoste, campi di mais e spinaci sorgono non lontani dai guizzi delle cernie e dai nascondigli dei polpi.
Se un tempo le popolazioni indigene non osavano avventurarsi oltre le rive dell’oceano e si cibavano dei prodotti dei propri rudimentali orti, mentre i mercanti arabi e indiani che vi erano sbarcati pescavano anche le meraviglie del mare, oggi grazie al turismo e all’incontro di razze e abitudini, cibi di terra e di mare si sono uniti dando vita a una gastronomia ricca e varia, che non dimentica le origini povere (anche per le condizioni economiche dei locali che ancora vivono nelle capanne di fango) ma ha dato vita a piatti insoliti e gustosi, abbinando i crostacei a frutta e verdura, la carne e le spezie a mais e riso, il pesce ad aromi esotici.
La cucina di Malindi e della costa keniota risente particolarmente dei sapori indiani e mediorientali, del passaggio portoghese, della colonizzazione inglese e infine, oggigiorno, della presenza italiana.
Elaborando il tutto in maniera austera ma creativa, utilizzando le risorse di questa splendida terra.
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