STORIE
03-04-2020 di Freddie del Curatolo
Un motore per tergicristalli, un relè, due interruttori, un pistone, un tubo a gomito, una lampadina, un sacchetto da aspirapolvere, un serbatoio e una batteria per auto.
Così due keniani di Thika, cittadina non distante dalla capitale del Kenya Nairobi, hanno creato un ventilatore polmonare per l’emergenza Coronavirus.
Paul Kariuki e Samuel Kairu, questi i nomi di due negozianti, non certo scienziati o ingegneri, hanno impiegato quattro giorni per creare qualcosa che potrebbe essere una risorsa vitale per un Paese alle prese con la crescita esponenziale di casi di positività al Covid-19 e con la difficoltà di reperire sul mercato mondiale respiratori di ogni tipo.
I due keniani hanno assemblato il ventilatore dopo aver raccolto 98.000 scellini (meno di 1000 euro) ed averne risparmiati 12 mila per poter collaudare il prototipo. Dopo il via libera, potranno raccogliere altri fondi per iniziare la stampa in 3D per fabbricarne più esemplari.
Certo, la burocrazia e la scienza potrà allungare i tempi dovendo stabilire la bontà dell’applicazione pratica sui pazienti affetti da sindromi respiratorie, ma un buon passo è stato compiuto da questi intraprendenti giovani.
Paul, che gestiva un negozio di vendita e noleggio DVD che ha chiuso recentemente a causa della pandemia, ha chiesto i soldi del biglietto all’amico Samuel per raggiungerlo nella cittadina di Ruiru e iniziare a realizzare il prototipo. L'innovazione è perfettamente adatta ad essere utilizzata in tutto il Paese perché non richiede elettricità e si basa su una batteria per l'alimentazione.
Un ventilatore è una macchina che fornisce ventilazione meccanica spostando l'aria fuori e dentro i polmoni, per far respirare un paziente che è fisicamente incapace di respirare in maniera autonoma.
In un video postato su Facebook, Kariuki spiega come funziona il ventilatore:
“L'interruttore alimenta il motore del tergicristallo, come si può vedere c'è un pistone che scende e preme il sacchetto. Poi c'è la lampadina interna che illumina il sacchetto – illustra l’inventore - Il motore può essere regolato e si può aumentare la velocità secondo il bisogno. Si può anche mettere un timer o un’intermittenza che possa regolare l’erogazione di ossigeno. Stiamo cercando di imitare la respirazione, non abbiamo ancora ottenuto l'approvazione di un medico e siamo lieti di farla ispezionare.
Paul ha raccontato ai media che è stata proprio la carenza di ventilatori a spingerli a proporre l'innovazione: "Nella lotta contro il Covid-19, dobbiamo essere inventivi perché attualmente il mondo sta affrontando una carenza di ventilatori – ha detto - Prima di essere sopraffatti dal virus, dobbiamo realizzare dei ventilatori, quindi questo è il primo ventilatore assemblato localmente".
Ora bisognerà capire quanto impiegheranno i due a vedere la loro invenzione approvata. Un test approfondito potrebbe richiedere mesi per passare l’esame. Ma almeno a livello locale, si potrebbe accelerare i tempi e fare qualche eccezione, provandolo già “sul campo”.
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