RACCONTI
15-12-2010 di Alessandro Veneziani
I TRE PICCOLI TONNI
Una volta gli ascari, avevano il fucile di legno.
Sono stato in Kenya varie volte, la prima quasi 20 anni fa.
Ma in questo lungo periodo trascorso, credo che il progresso sia cresciuto enormemente in una sola direzione, quella dell'affascinante indolente lentezza africana.
Considerazioni bollenti sotto al sole a picco di Malindi a mezzogiorno.
Il sole dell'equatore è dritto in cielo come il piombo dei muratori che, piano piano,
stanno costruendo i nuovi palazzi davanti alla stazione di polizia sull'incrocio con Lamu road.
C'è molto caldo, ho la mia immancabile bottiglietta d'acqua infilata nella tasca posteriore dei jeans, per me un' obbligo per evitare di diventare improvvisamente secco come il pesce appeso tra le bancarelle del mercato.
Vorrei attraversare la strada ma è difficile, tuk tuk, boda boda, taxi, camion, la polvere,
e la carreggiata sconnessa piena di buche …
Ho vissuto tante avventure in giro per il mondo ed ogni volta mi sono chiesto perchè la differenza tra le culture deve essere così marcata...
Le civiltà hanno preso la loro direzione nei secoli, colonizzazioni, invasioni, interessi.
E noi adesso siamo qua, a vivere queste situazioni di transizione perenne.
In questo istante siamo noi i protagonisti ma verremo ricordati nel tempo?
Alcuni sì, altri no, ma ciò che conta è vivere il proprio momento intensamente.
Nella mente di ogni uno di noi, rimarranno sicuramente le persone più incredibili che si sono incontrate sul nostro cammino, e molti individui particolari della vita, si incontrano proprio in Africa.
Intelligenti, scaltri, opportunisti plasmati a misura dalla situazione in cui esistono.
Molti ci invidiano, pensano che noi navighiamo in una incantevole ricchezza.
Non conoscono i problemi di un società consumistica sempre alla ricerca dell’estremo,
in ogni direzione.
Ma non importa, l'apparenza anche se inutile, conta più dell'essere.(?)
Non per niente, si trovano tralicci per le comunicazioni telefoniche piantati in mezzo a villaggi fatti di fango.
Non è difficile trovare i componenti di alcune tipiche e tradizionali tribù nei loro caratteristici indumenti, portare con orgoglio e ostentazione l'ultimo modello del telefono cellulare,
agganciato alla cinta della veste.
Oppure indossare le scarpe Nike, barattate con estrema abilità in cambio di qualche souvenir.
Al mercato, tra sorrisi e sporcizia, trovi sempre qualche opportunità per portare a termine affari.
Scarpe usate, pantaloni di seconda mano, magliette consunte.
Tutto venduto e presentato con estrema cura da esperti commercianti.
Ho acquistato qualche Cd contenente musica africana, non il solito “Jambo Bwana”, qualcosa di più caratteristico, canzoni Swahili da gruppi … famosi.
Il prezzo è buono, ma purtroppo la qualità della registrazione è pessima.
Eppure ogni tanto si rischia di fare qualche affare, mi è capitato di assistere alla vendita di oggetti assolutamente ad un prezzo vantaggioso, il problema è che difficilmente se ne conosce la provenienza...
Un giorno, camminando al mercato del pesce di Malindi, tra le puzze e le mosche, ho notato tre tonni di dimensioni che potevano essere adatte alle mie esigenze.
Sono le due del pomeriggio ed io non ho ancora mangiato, immagino una bella grigliata e così,
non perdo tempo e chiedo ad un beach boy se mi aiuta a cucinare il pranzo.
Qualche perplessità da parte dell'amico africano che dopo una rapidissima riflessione, durante la quale, ovviamente, ha valutato anche il suo interesse, mi dice: “ok, prendi pesce e io cuci per te su spiaggia. Pero amico, posso tieni le teste? Io faccio zuppa per mia famiglia...”
Non c'è problema, io le teste non le mangio!
Così, acquisto i tre piccoli tonni, 500 scellini quasi tre kg.
Abituato ai prezzi italiani, mi pare veramente un affare ed in effetti lo è!!
L'amico africano che dice di chiamarsi Antonio, taglia le teste, sfiletta il pesce, prepara ogni cosa,
poi con tutta la mercanzia si allontana, sparisce tra le bancarelle dicendomi: “vado a prendere griglia, ci troviamo tra mezza ora su spiaggia vicino a scogli...”
Va bene, ti aspetto, ciao.
Dopo più di un'ora, di Antonio non si vedeva nemmeno l'ombra, la mia fame era ormai un ricordo.
In quel momento ero proprio solo arrabbiato con me stesso.
Non mi importa dei 500 scellini, ma la presunzione di essere quasi “africano” è tanta, e cadere in questi inganni non mi piace, mi fa sentire un turista qualsiasi!
Così che il mio ego si agita, si ribella, non accetta di essere considerato uno sconosciuto in un luogo che ormai reputa casa.
Ma mi stavo sbagliando, mentre senza pietà, offendevo me stesso, sento una voce che mi chiama:
“Amico..., Alessandro....skuza, ma..., mia la moglie è cinta..... eeeeee... problemi...”
Ok, va bene, sorrido, e la fame mi è tornata.
Lo osservo, nelle sue mani c'è un pezzo di ferro, una grata metallica, forse parte di una rete protettiva di qualche non so cosa!! Ma comunque nulla che assomigliasse ad una griglia per uso alimentare.
Vabbè, mi adeguo!
Così, andiamo sulla spiaggia, troviamo un angolo lasciato libero dalla bassa marea e ci mettiamo a cucinare il tonno.
Fa un caldo infernale e non capisco se il pesce cuoce a causa della carbonella,
oppure per il sole che brucia come se fosse la fiamma ossidrica di un fabbro.
Caspita, ma sto cuocendo anch' io! Quando smette di soffiare il kaskazi, il piacevole vento estivo, ho la sensazione di sentire la pelle che si accartoccia, per fortuna un scoglio mi offre riparo.
Un uomo molto anziano, si avvicina, butta un'occhiata sfuggente e senza parlare si sdraia sulle rocce appuntite.
Mamma mia!! ma come fa!?!? sarà un fachiro!?!?
Io fatico a stare in piedi con le scarpe a causa dei coralli taglienti
e questo si mette con il solo costume da bagno, sdraiato senza battere ciglio.
Antonio, l'amico africano, conosce questo strano personaggio, cosìcchè scambiano alcune parole in tedesco.
Poi si rivolge a me e dice: “questo, è vecchio uomo tedesco, Kenya kimbo, lui 90 anni e vive Watamu...”
Caspita!!! 90 anni e ha la pelle da coccodrillo!!
Poco dopo arriva una mama africana, lo sgrida ed insieme se ne vanno.
Un pescatore munito solo di un bastone, ci passa accanto e senza dare a noi troppo conto,
si tuffa nel mare.
Preso dalle situazioni che mi avevano coinvolto, non avevo notato che la marea stava tornando a riempire la baia intorno a noi, le acque, incominciavano lentamente a risalire, con dolce ma energica prepotenza.
Così, mi sento costretto a sollecitare Antonio; “hey, allora mangiamo o no!?!? Che qui tra poco anneghiamo!!!”
“Sì Alessandro, quasi pronto!”.
Intanto apre un contenitore di pelle, una borsa lasciatagli sicuramente in eredità da qualche turista. Estrae una bustina di sale e una scatola metallica contenente una sorta di burro dal colore molto giallo, che lui, convinto, chiama olio...mah!!!
Il pescatore che si era tuffato poco prima, riemerge con attaccato al bastone un polpo,
si avvicina e mi chiede se baratto la sua preda con un poco del mio pesce cotto.
Non c'è problema, offro al nuovo amico di mangiare con noi, ma non voglio nulla in cambio.
In fondo, anche per questo ho acquistato tre tonni....
Il pranzo è pronto, non so se il profumo della griglia, oppure il tam tam a noi impossibile da udire,
ma si è creato un' incanto, così che, da ogni angolo, si materializzano persone e tutte, guarda caso, conoscono il mio “cuoco” …
Ecco, lo sapevo, oggi non mangio...Non importa, mangerò stasera.
Adesso mi cibo della gioia di vedere queste persone felici...magari mi prendono anche un po' in giro, ma mi presto volentieri al gioco…
...CHIAMO L'UOMO BIANCO!
Ma non lo sapevo, non lo avrei mai immaginato.
Da bambino se mi comportavo male, per farmi stare buono mi veniva ricordato in modo alquanto minaccioso l'arrivo dell'uomo nero!!
Nella mia immaginazione fanciullesca, l'uomo nero era rappresentato da un cupo personaggio, un tizio molto cattivo, che si muoveva furtivo in mezzo alla nebbia della mia pianura padana. Era vestito con un tabarro nero ed aveva il volto travisato da un grosso cappello corvino.
Ma aveva la pelle bianca!!!!
Non mi è mai passato nemmeno nell'anticamera del cervello di immaginare il lugubre personaggio come un uomo di colore.
Solo recentemente ho capito che l'uomo nero, doveva avere la pelle nera!
Evidentemente, già da bambino mi sentivo mezzo africano, e questo per fortuna mi impediva una tale triste associazione di idee.
Ma allo stesso modo, non immaginavo nemmeno che in Africa, minacciassero i bimbi con la stessa solita frase;
Se non stai buono arriva l'uomo bianco e ti porta via....
ma tutto il mondo è paese ed allora perchè stupirsi...!!
Ho appuntamento con il mio referente africano, dobbiamo portare medicinali all'ospedale.
Sulla spalla tengo appoggiato un sacco di yuta contenete varie specialità terapeutiche. L'appuntamento è a Malindi alle ore 11 davanti “all'elefante di legno”.
Parto da Watamu con largo anticipo, dimenticando che spesso la puntualità in Africa... non è proprio contemplata.
Il mio sacco cattura l'attenzione e la curiosità di molti e qualcuno mi propone un baratto a scatola chiusa, sigarette, monili, coltelli stile Rambo, tutto pur di scoprirne il contenuto.
Allora mi diverto ed inganno il tempo con gli amici che ridono incuriositi.
Ma il tempo passa e il mio autista non arriva, così lo chiamo al cellulare e lui con calma serafica mi dice che ha rotto una ruota della macchina, maaaaaa aspettami che tra poco arrivo...
Passa ancora almeno un'ora e finalmente il suono di un clacson mi comunica l'arrivo del tranquillo ritardatario.
E' accompagnato da un amico e il posto di fianco all'autista è occupato.
L'automobile è un pik up così che qualcuno deve accomodarsi dietro, nel cassone!!!
Anticipo i tempi e mi offro volontario, voglio vivere l' escursione fino in fondo, voglio guardare la strada che porta nella savana da una posizione privilegiata e poi così, mi sento più africano!!
Qualche risata e poi partiamo, dopo un paio di curve, siamo già fermi, mi guardo intorno e scorgo un piccolo bar africanissimo ...eh, beh,... dobbiamo pur fare colazione..!!
Una graziosa ragazza serve latte bollente in bicchieri di lamiera ammaccati, poco dopo arriva con abbondanti piatti di fagioli e ciapati.
Le posate sono in un recipiente pieno d'acqua, ogni cliente prende cucchiaio e forchetta che dopo l'uso ripone nello stesso contenitore....e mi pare giusto, così almeno si auto lavano!!!
Abbondante colazione al modico prezzo di 80 ksh a testa.
Poco dopo finalmente ripartiamo. La strada è polverosa, piena di buche, l'autista guida velocissimo, ed io vengo sballottato su e giù.
Ogni tanto sento qualche urlo lanciato attraverso il finestrino dall'autista che il mio benevolo istinto traduce in un preoccupato HEI, ALEX, VA TUTTO BENE ??...si si, mi piace pensare così..., voglio credere che si preoccupassero delle mie ossa...!!!
Non vedo molti animali, solo qualche babbuino o similare, ci scruta da lontano.
Alcuni viandanti sperduti camminano apparentemente senza meta sul ciglio della strada, e ci sono gli immancabili bambini che salutano urlando festosi.
C'è una donna che cammina sul lato della carreggiata, ha un pesante cesto sulla testa, nelle mani tiene due altrettanto grevi secchi , sorrido perchè un uomo in sua compagnia la segue restando un paio di metri indietro, ma lui da vero maschio, è completamente libero da ogni impedimento.
Così, mi scopro a pensare quali reazioni conoscerei ad esportare questa usanza anche in Italia.
Intanto, tra una buca ed un piccolo guado di fango, arriviamo a destinazione.
La maglietta bianca che indosso è ormai rossa, mi sembra di essermi rotolato in un campo da tennis, anche la mia schiena ed i miei glutei sono piuttosto provati ma va bene così!
Ad attenderci c'è un'anziana signora africana, è l'ostetrica, ha visto nascere centinaia di piccole creature, è triste, poco prima era venuta alla luce una bambina con seri problemi al palato e teme per la sua vita.
Per arrivare all'ambulatorio, devo attraversare alcune camere adibite a ricovero ospedaliero all'interno delle quali sono presenti piccoli lettini occupati da bambini accuditi dalle loro mamme.
Ho un sussulto, mi spavento guardando le signore avvolte nei loro tipici vestiari variopinti e i loro volti eccessivamente truccati, mi incutono timore.
Hanno un' atteggiamento aggressivo, ma non nei miei confronti, sicuramente il loro è un modo per cercare di esorcizzare il dramma che li ha colpiti.
Rimango ancor più stupito dalla reazione dei bambini che guardandomi con i loro grandi occhi spalancati, danno tutti inizio ad un pianto sfrenato e terrorizzato.
E' incredibile, io uomo adulto, mi sono spaventato davanti alla tradizione africana ed immediatamente ed in contemporanea, la tradizione africana ha avuto paura di me...!!!
Ecco, è arrivato l'uomo bianco...fate i bravi altrimenti....!!!
MIMI NA WEWE...IO E TE
...il frigorifero è pieno di ghiaccio, occorre sbrinarlo!
Lascia stare, sai che Kenya Power toglie la luce molto frequentemente e la riserva di ghiaccio che si è formata, aiuta a mantenere i cibi durante la mancanza della corrente.
Si è vero, ma non si apre più nemmeno il piccolo scomparto dei surgelati, ne tolgo solo una parte in modo che si possa prendere la carne di mbusi che vorrei mangiare questa sera.....
Ma guarda quanto ghiaccio si è formato in così poco tempo,
poco tempo? ma sono due mesi che è in funzione!
due mesi? come passa il tempo!
In Africa la percezione temporale cambia tantissimo, una settimana assume la valenza di un giorno e il tempo scorre fulmineo.
Immerso nelle mie riflessioni ed incurante di Babylon, shamba boy che con calma serafica stà rastrellando le foglie di mango, getto il poco ghiaccio davanti alla veranda.
Ma perchè mi guarda incupito?
E' ghiaccio, presto si scioglie e non sporca il giardino.
Ma lui, abbandona il rastrello, si avvicina incredulo, con l'atteggiamento di chi si stà chiedendo perchè non rispetto il suo lavoro, inizia a scopare il ghiaccio raccogliendolo in un improvvisato secchiello.
Ma Babilon, questa è acqua, tra poco non ci sarà più nulla, stai a guardare...
Un sorriso di stupore prende forma sul suo viso che torna ad essere sereno ed innocente, una risata scuotendo il capo. E mille domande nella sua memoria riempiono i minuti di silenziose considerazioni.
Questo posto è straordinario, tutto sembra uscito da un racconto fantasy, da uno di quegli episodi di "le cronache di narnia".
Un gatto bianco dalla voluminosa coda rossa, vive sulle piante, forse è imparentato con uno scoiattolo. Al mattino prepara con astuzia agguati ai miei piedi per poi fuggire correndo in contro sterzo sulle punte delle zampette.
Alex, scusa, si è rotta la busta mentre l'aprivo e mi sono rovesciata addosso il latte.
Non preoccuparti, succede e poi così sei come Cleopatra che faceva il bagno nel latte, conosci Cleopatra?
Si certo! Quella di Malindi vero??
Ehhhmm si, si! quella di Malindi.....
Così, io mi ritrovo sempre più in un frullatore di stati d'animo, combattuto tra il sentirmi in pace con il mondo ed il sentirmi in debito con l'universo intero.
Vengo distratto dal simba nero, uno splendido esemplare di mastino napoletano che ha un contenzioso aperto con il gatto scoiattolo.
Per mia fortuna non ha nulla nei miei confronti e si limita ad osservarmi, forse anche lui si chiede come sia possibile respirare una così rasserenante atmosfera, anche nei suoi occhi arrossati dal caldo e dal sole, c'è una luce di pace interiore.
Non bere troppo alcool, ti fa male, ci sono tantissime patologie legate all'eccessivo consumo di bevande alcoliche, sei giovane ed i problemi non si risolvono bevendo!!!
Vieni andiamo dal dottore, chiedi a lui che cosa succede a bere troppo.
Doctor, la mia amica beve tanta birra e talvolta anche spirits...kenya kane, per favore, spiegale che fa male.
Yes, non devi bere troppa birra, invecchia precocemente, non devi bere nemmeno spirits provoca seri problemi al fegato, fai così, bevi vino, quello non fa male puoi berne quanto ne vuoi....
Ma Doc!!!!....è incredibile, non credo alle mie orecchie
Intanto ho adottato kinungu maria, il riccio che mi tiene compagnia nelle serate trascorse in veranda, si presenta puntuale alle 21.00 si fà il suo giretto intorno al frigo, e raccoglie qualche avanzo appositamente avanzato per lui.
Esther ha 11 anni, otto tra fratelli e sorelle, cosa vuoi fare da grande?
Vorrei avere una famiglia, ma non numerosa come questa, non so perche è toccato proprio a me nascere in Africa e povera, non so perchè Dio ha scelto me, ma io vorrei solo due figli perchè è difficile dare da mangiare a tanti bambini.
Ma allora perchè due figli e non uno solo?
Perchè così, se uno muore, mi rimane l'altro....
Tu sei africana, hai mai visto i leoni?
Si! Una volta!
Dove? Nello Tsavo?
No! Al museo di Kisumu sul lago Vittoria
Al museo....e pensare che mia mamma non vuole venire a trovarmi perchè ha paura delle "bestie", forse pensa di incontrare i felini in giro giro per le strade...
In realtà, per le strade si incontrano tantissimi bovini, provate a salutare, jambo signora mucca! e vedrete che alcune per circostanze misteriose, rispondono al saluto con inchini più o meno casuali...
E' l'Africa, mia e tua, l'Africa degli enigmi e delle fiabe
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