TURISMO
19-06-2020 di Freddie del Curatolo
Riaprire ora gli hotel e anche i ristoranti è inutile, questo il parere della maggior parte degli operatori del settore dell’ospitalità in Kenya.
Lo rivela un sondaggio condotto dalla Banca Centrale del Kenya, oltre che essere il parere diffuso delle associazioni del turismo.
I motivi principali, secondo gli hotelier sono da ricercare non solo nel crescente clima di insicurezza riguardo alla diffusione del virus nel Paese, ma anche nella portata delle restrizioni e delle misure di contenimento del Covid-19 e dalle indicazioni che andranno a completare il cosiddetto protocollo per le imprese e per tutte le attività che operano al pubblico.
Nel sondaggio della CBK gli intervistati hanno sottolineato che la riapertura, stante il coprifuoco e i lockdown a Nairobi e Mombasa, e con gli aeroporti chiusi non sarebbe affatto conveniente.
Nel tentativo di valutare l'ottimismo nelle prospettive economiche del Paese nel bel mezzo della pandemia del Coronavirus, l'indagine ha richiesto agli intervistati del settore alberghiero di indicare le eventuali prenotazioni alberghiere mensili a termine ricevute finora per il periodo da maggio ad agosto di quest'anno.
I risultati, riferiti dal quotidiano nazionale The Standard, hanno mostrato che la maggior parte degli hotel ha avuto tutte le prenotazioni cancellate o sospese a tempo indeterminato a causa della presenza dell’epidemia di COVID-19.
Tra gli hotel che hanno risposto, il 75 per cento si era anche preparato a riaprire in conformità con i requisiti richiesti dal Governo per la sicurezza di personale e clienti. il 20 per cento è di fatto aperto, ma con zero prenotazioni a termine e solo il 5 per cento ha qualche prenotazione a termine per i prossimi due mesi. Gli intervistati del settore turistico nel suo complesso hanno segnalato una forte riduzione del numero di arrivi di turisti internazionali nel primo trimestre di quest'anno e hanno previsto che la tendenza si manterrà per il resto del 2020. Inoltre, gli intervistati hanno indicato che il turismo interno si è arrestato a causa della restrizione dei movimenti per limitare la diffusione del virus che colpisce ulteriormente gli albergatori.
La botta finale, secondo gli operatori del settore dell’ospitalità è stata data dall’ultima estensione delle restrizioni. Per loro, una ripresa anche lenta e l’abolizione del coprifuoco e dei lockdown, oltre ad una data certa prospettata per la riapertura degli aeroporti internazionali, avrebbe potuto invertire anche parzialmente la rotta.
Nonostante la possibilità “last minute” di ospitare ad agosto il turismo domestico e magari una riapertura a fine luglio dei voli internazionali, la maggior parte degli hotelier e ristoratori non credono che questo possa servire a risanare un bilancio che per ora si prospetta in disastrosa perdita. Meglio restare chiusi ed attendere tempi migliori e certezze.
Di conseguenza, i grandi alberghi hanno temporaneamente chiuso le loro attività con pochi operatori che hanno optato per la riduzione del numero di dipendenti o per l'applicazione di misure come la riduzione degli stipendi del personale.
L’altra incognita è rappresentata dall’utilizzo che il Ministero del Turismo farà dei 6 miliardi di scellini che il Tesoro ha stanziato per il settore, con l’obbiettivo di contenere i disagi e prepararsi al rilancio.
C’è poco da pensare al marketing, in questo momento. I fondi dovrebbero essere utilizzati per permettere alle attività di ammortizzare le spese e non dover licenziare e ridurre drasticamente i loro servizi in vista della riapertura.
“Per far ripartire il settore, stiamo stanziando fondi per prestiti agevolati agli alberghi e alle strutture collegate attraverso la Tourism Finance Corporation – ha spiegato recentemente il Ministro del Tesoro Ukur Yattani – altri stanziamenti serviranno per sostenere il rinnovamento delle strutture e l’adeguamento ai nuovi standard”.
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